Khaled Hosseini ci racconta l’intreccio di due destini in MILLE SPLENDIDI SOLI

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Khaled Hosseini ci racconta l’intreccio di due destini in MILLE SPLENDIDI SOLI

Sabrina Ginocchio
Pubblicato da il BLOG di Sabrina Ginocchio in b... come BUONA lettura · Giovedì 31 Ago 2023
Tags: KhaledHosseiniSabrinaGinocchiomillesplendidisoli
Caviardage di MILLE SPLENDIDI SOLI

 "La notte riflette i pensieri sulle acque azzurre”
 Il giorno illumina gli occhi, la notte illumina i pensieri.

Cosa ci svela la copertina:
Una donna cammina su un terreno arrido. Una donna avvolta dalle tonalità del giallo, che evocano il deserto. Porta la sua mano destra sul viso, forse per asciugare il sudore o le lacrime, oppure è solo pensierosa. La sua camminata è decisa e lo si percepisce dal busto eretto, non inclinato.
 
Trama:
A quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua "kolba" di legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l'arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema. Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa del padre, dove lui non la porterà mai perché Mariam è una "harami", una bastarda, e sarebbe un'umiliazione per le sue tre mogli e i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto. Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L'unica cosa che deve imparare è la sopportazione. Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell'aprile del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del loro funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashtu e ogni sera le dà la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra. Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile.
 

Le mie considerazioni
Il titolo è tratto dai versi del poeta Saib-Tabrizi che scrisse a proposito di Kabul: «Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri.»
Questa è una storia piena di dolore ma anche di coraggio e di rivincita, due donne legate dal destino in una Kabul martoriata dai conflitti bellici e dalla supremazia dei Talebani.
“Mariam aveva cinque anni la prima volta che sentì la parola Harami. (Bastarda)”
Mariam è la figlia illegittima di Jalil un ricco benestante e della sua serva, Nana. A soli quindici anni, Mariam comprende che lei è una nullità, è niente agli occhi del mondo. Così le aveva detto tante volte sua madre. E capisce che l’unica cosa che deve imparare è la sopportazione, e piegare la testa davanti alla volontà paterna di farle sposare un anziano calzolaio di Kabul: Rashid un uomo brutale e irascibile che la userà come uno straccio per pulirsi i piedi, maltrattandola con l’accusa di non essere fertile e per questo la punisce in mille modi.
Rashid si sedette sul letto accanto a Laila, con mosse enfatiche sciolse lentamente il nastrino, aprì la scatolette e ne estrasse delicatamente l’anello. Le fece sapere che, per acquistarlo, aveva venduto la vecchia fede di Mariam.
Mariam e Laila nate a distanza di una generazione, e con idee molto diverse. La guerra e la morte le hanno costrette a condividere un destino comune. Queste due donne mentre sono obbligate ad affrontare i pericoli che le circondano sia nella loro casa che per le strade di Kabul, danno vita a un rapporto che le rende sorelle e che alla fine cambierà il corso delle loro vita.
L’autore, Khaled Hosseini, è nato a Kabul, conosce bene questa terra, e in questo romanzo ne racconta le mille sfaccettature. Apre a noi occidentali una finestra per mostrarci cosa significa nascere in Afghanistan e lo fa con una prosa semplice, diretta, non si limita a raccontare e basta, ci sbatte in faccia la realtà.
Hosseini con una straordinaria sensibilità ci racconta una storia tutta al femminile, simbolo della dura realtà delle donne in quel Paese, sottomesse alla volontà maschile e maschilista e private dei più basilari diritti.
È un romanzo meraviglioso perché alla fine la vittoria dell’amore sull’odio, il risveglio del sogno di una vita migliore, la voglia di amare, conducono a un finale che solleva la nostra anima e ci allarga il cuore.
“…quando questa guerra sarà finita, l’Afghanistan avrà forse più bisogno di donne che di uomini. Perché una società non ha nessuna possibilità di progredire se le donne sono ignoranti”.
Un libro che non dimenticherò.

 
B… come Buona lettura.






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