Paola Peretti e la distanza tra il suo buio e un ciliegio

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Paola Peretti e la distanza tra il suo buio e un ciliegio

Sabrina Ginocchio
Pubblicato da il BLOG di Sabrina Ginocchio in b... come BUONA lettura · Domenica 18 Giu 2023
Tags: PaolaPeretti
Caviardage di La distanza tra me e il ciliegio

 Al buio punta l’orecchio per sentire la voce del cuore
 La vocina del cuore illumina sempre la giusta direzione.

Cosa ci svela la copertina:
In primo piano fanno capolino alcuni rami di ciliegio pieni di fiori che evocano la primavera e la forza della natura che prosegue il suo viaggio. Nella copertina spicca il colore del cielo che non è azzurro, ma ha una tonalità intensa come il colore ottanio. Questa nuance ha un forte potere rilassante che allevia i conflitti interiori e allontana lo stress.
 
Trama:
Mafalda ha nove anni, indossa un paio di spessi occhiali gialli e conosce a memoria “Il barone rampante” di Italo Calvino. Scappa dai professori arrampicandosi sul ciliegio all’entrata della scuola insieme a Ottimo Turcaret, il fedele gatto che la segue ovunque. Su quel ciliegio, sogna perfino di andarci a vivere, ma tra pochi mesi non lo potrà più vedere perché i suoi occhi si stanno spegnendo e un po’ alla volta, giorno dopo giorno, diventerà cieca. È una bambina curiosa e l’idea di rimanere al buio la spaventa: per questo tiene un diario in cui annota le cose che non potrà più fare, come contare le stelle e giocare a calcio con Filippo, il bullo della classe che parla solo con lei. Grazie all’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, Mafalda capisce che un altro modo di vedere è possibile. Impara a misurare la distanza dal ciliegio accompagnata dal profumo dei fiori e comincia a scrivere un nuovo elenco: quello delle cose a cui tiene e che riesce ancora a fare.
 

Le mie considerazioni
“Tutti i bambini hanno paura del buio. Io ho paura solo del mio buio, quello che ho dentro gli occhi”.
In questo romanzo l’autrice usa l’io narrante della protagonista: Mafalda, una bambina di nove anni che ama le storie fino al punto di impararle a memoria, come ha fatto con “Il barone rampante”. E proprio da questo libro Mafalda tira fuori il suo amico immaginario al quale si confida e chiede consigli. E, come Cosimo, l’avventuroso intrepido personaggio di Italo Calvino, la bambina ama arrampicarsi sul vecchio ciliegio che si erge a una certa distanza davanti alla scuola.
Perché Mafalda è speciale?
Non certo per la sua malattia che la porterà alla cecità, ma per la sua speciale fantasia, per la sua tenera sensibilità e per quella sua spiccata intelligenza.
“Io sono bravissima a giocare a mosca bendata. Lo so che il gioco non si chiama proprio così, ma a me non piace quella parola, cieca.”
Ogni pagina profuma del mondo infantile di Mafalda ed è così ricco di profonde riflessioni da rendere noi lettori partecipi di tante attese, e di tante emozioni, da sentirci chiamati a condividere una serie di esperienze rischiarate quotidianamente da una sequenza di piccole e grandi conquiste. Una fra tutte capire, come Mafalda e come il “Piccolo principe” letto in braille, il valore di ciò che è veramente “essenziale” per la vita.
Questa storia mi ha fatto sentire avvolta nella coperta a quadrotti di lana colorata confezionata dalla nonna come regalo di compleanno alla sua nipotina. Ho condiviso il desiderio di farmi una casa sull’albero e di starci per sempre, per sfuggire ai dispiaceri delle cose che vanno storte. Sono stata con lei fino in fondo per vedere se ce la faceva, armata solo del suo coraggio di piccola amazzone, a realizzare il suo desiderio.
Intorno a Mafalda ruotano altri due personaggi molto speciali: Filippo ed Estella.
Chi sono? Due antipatici e scorbutici. No! Sto scherzando! Li metto sulla mia bilancia, quella delle preferenze, e l’ago non pende da nessuna delle due parti, non so quale dei due scegliere. Filippo ed Estella mi hanno insegnato molto. Non mi resta che attendere la vostra bilancia.

“È che quando ti innamori non è che ci vedi meglio, ma hai meno paura di andare a sbattere”.

 
B… come Buona lettura.






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